Il sangue ha sempre giocato un ruolo altamente simbolico nelle diverse civiltà nonostante la collocazione geografica, il sistema culturale, il grado di sviluppo sociale e scientifico del popolo coinvolto.
Fin dalle origini l’uomo aveva riconosciuto a questo fluido vitale, un intrigato legame che univa saldamente sia la sfera fisica che quella emozionale e gli eventi che caratterizzavano il ciclo della vita: dalla nascita alla morte. Alcune superstizioni relative al sangue si possono trovare nelle prime civiltà che si svilupparono attorno al Mediterraneo e nei racconti bizzarri relativi al suo uso.
Nell’antica Grecia, si narra che Esone bevve il sangue di suo figlio Giasone allo scopo di riguadagnare la giovinezza, mentre gli Egiziani, che manifestavano atteggiamenti simili verso le proprietà ringiovanenti del sangue, ottemperavano a questa credenza semplicemente immergendosi dentro. Durante l’età d’oro di Roma, i gladiatori ritenevano che bere il sangue dell’ avversario ucciso, trasmettesse loro una parte della sua forza e in modo da risultare vittoriosi nei futuri combattimenti.
Lo spargimento di sangue, il sacrificio cruento delle vittime nelle cerimonie religiose, fu presto, nella storia, eretto a simbolo della religione stessa.
In Sud America le tribù indigene credevano che gli spiriti maligni potessero essere esorcizzati incidendosi le vene e facendo uscire sangue, mentre negli imperi Maya ed Azteco, il sacrificio della vita umana accompagnata dalla fuoriuscita di sangue era creduto un requisito necessario per soddisfare il volere degli Dei e placare le loro ire.
L’effusione del sangue è l’elemento più rilevante nel vincolo dell’uomo verso i suoi simili: questo concetto è una presenza costante nelle grandi religioni monoteistiche dal Cristianesimo all’Islamismo sciita e sunnita
Nonostante gli siano stati attribuiti speciali poteri positivi, il sangue è stato anche visto come una cosa spregevole ed e stato conseguentemente usato come strumento di discriminazione contro popoli che avevano caratteri diversi. In senso sociale, il sangue è spesso stato usato come barometro di classe: gli aristocratici dal sangue “Blu” contrapposti al sangue “plebeo” del popolino. Fu pure utilizzato come motivo di discriminazione razziale dove la gente di razza bianca veniva tenuta separata da quella nera, mentre l’esempio più noto riguarda il tentativo di diffondere la purezza della razza ariana in una nazione, eliminando quelli che avevano il sangue impuro come gli ebrei e gli zingari.
La prima significativa pietra miliare nella storia dell’ematologia fu probabilmente posta dal medico romano Galeno, che scoprì che le arterie contenevano sangue e non aria come precedentemente creduto. Con questa conoscenza si introdusse un processo medico chiamato salasso che richiedeva l’incisione con lancette o l’applicazione di sanguisughe sulle vene del paziente. Questo in osservanza al principio che asseriva di fare uscire gli umori cattivi dal corpo, al fine di purificarlo.
Con la scoperta di questa pratica, l’ematologia rimase tale e quale per molti secoli fino al 17° secolo quando, grazie alla scoperta del microscopio, l’occhio umano poté vedere ciò che mai aveva potuto immaginare. Medici e scienziati incominciarono a capire i primi principi di fisiologia umana e questo risvegliò l’interesse sul sangue e le sue proprietà.
La prima trasfusione documentata risale al 1665 quando un anatomista inglese, il dr. Lower, trasfuse il sangue da un cane all’altro. Due anni dopo il medico francese Denis trasfuse il sangue di agnello ad un ragazzo di 15 anni. Benché queste trasfusioni sperimentali si concludessero con la morte dei pazienti, diedero tuttavia inizio ad una serie di esperimenti in tutta Europa che terminò, visti i risultati, con una bolla papale che invitava tutti gli stati a proibire tale pratica.
In realtà ci vollero 150 anni dal primo tentativo di trasfusione per avere degli efficaci sviluppi, fino a che il dr. Blundell sviluppò una siringa per trasfondere direttamente il sangue da uomo a uomo. Di conseguenza i tentativi di trasfusione incrementarono anche se molti pazienti pativano di reazioni causate da fattori sconosciuti e che portavano quasi sempre alla morte.
Fu solo nel 1901 che il dr. Landsteiner, pubblicando un saggio in cui espone la sua scoperta dei tre principali gruppi sanguigni umani A, B e 0 che si apre la strada alla moderna ematologia. Da quel momento prima di trasfondere un paziente verranno introdotte le tipizzazioni del gruppo sanguigno, eliminando di fatto la maggior parte delle reazioni allergiche, che tanti decessi avevano provocato con le prime trasfusioni.
Da questo momento l’interesse sul sangue da parte di medici e scienziati aumenta in modo esponenziale, nasce nel contempo la necessità di avere persone disponibili a donare il loro sangue per le emergenze. Nel 1922, si crea a Londra il primo servizio di donatori. Questi sono volontari che si impegnano ad essere disponibili nelle 24 ore dalla chiamata a presentarsi nel locale ospedale per donare il sangue di cui si ha bisogno. Tutti i volontari vengono esaminati, testati per il gruppo sanguigno ed il loro nome inserito nell’elenco telefonico in modo da essere velocemente contattati in caso di necessità.
Tra la prima e la seconda guerra mondiale, si sviluppò un rapido progresso su larga scala nella conservazione, lo stoccaggio e l’uso del sangue. La guerra non fu un fattore casuale per questo sviluppo in quanto creò una domanda senza precedenti di questo liquido salvavita. Vennero sperimentati i primi trasporti di sangue, fino alle prime linee del fronte di battaglia ed in seguito, quando la guerra si estese in tutta Europa, le forze alleate vennero aiutate da una ben organizzata linea di rifornimento del sangue. Prima dell’intervento americano nella seconda guerra mondiale, due medici statunitensi misero a punto una soluzione di glucosio citrato che permise di conservare il sangue per alcune settimane dopo la raccolta, rimanendo sempre valido per le trasfusioni. Dopo la seconda guerra mondiale la ricerca sul sangue e le sue proprietà raggiunse nuove vette: la scoperta della struttura dell’emoglobina, il frazionamento del sangue per produrre farmaci emoderivati, la scoperta del fattore antiemofilia, fino all’avvento delle sacche in materiale plastico per contenere il sangue che andarono a sostituire i più fragili e poco idonei contenitori di vetro.
Oggi l’evoluzione della genetica apre nuove scenari e nuove speranze all’uomo del futuro.